Tratto dal NelFuturo.com
Tempo fa lessi un romanzo di Orhan Pamuk, Il museo
dell’ Innocenza. Rimasi incantata, e ancor più incantata dopo aver
constatato che il Museo venne fondato veramente, ad Istambul.
Ci sono stata, e fu una rivelazione e una conferma allo stesso tempo. Uno spazio da esplorare con tutti i nostri sensi.
Ci sono stata, e fu una rivelazione e una conferma allo stesso tempo. Uno spazio da esplorare con tutti i nostri sensi.
Ho cominciato così a fantasticare sulla casa, sulle nostre case come musei.
Luoghi dove non esistono cartelli con la scritta “Si
prega di non toccare”. Ho pensato a tutti gli oggetti che possediamo,
alcuni con valenza emotiva, altri storica, altri ancora affettiva.
Legati ad un ricordo o a una storia che tramanda il dove, il chi, il
quando.
Momenti che si possiedono e che mi piace trasformare
in ricordi tridimensionali di emozioni che abbiamo vissuto, per poterli
toccare ed essere a disposizione non solo nostra, ma anche di chi ci sta
accanto e ci viene a trovare. Costruiremo così un ambiente che ameremo e
sentiremo nostro, che condivideremo e che non sarà una copia di figure
viste su riviste di arredamento o in anonimi negozi di arredamento.
In questo modo, si può dare ai nostri spazi la
possibilità di evolvere nel divenire: la nostra casa vuole essere una
linea del tempo che passa e che segue le tracce della vita, di chi
abbiamo amato, degli amici che abbiamo conosciuto e dei luoghi che
abbiamo visitato.
Alcuni ricordi sono nascosti nelle pieghe delle stoffe che tanto amo collezionare: ritagli, scampoli, pezze. Alcune conservate per la loro bellezza, altre perchè catturano un ricordo, altre ancora perchè le ho immortalate con i colori ad olio.
Alcuni ricordi sono nascosti nelle pieghe delle stoffe che tanto amo collezionare: ritagli, scampoli, pezze. Alcune conservate per la loro bellezza, altre perchè catturano un ricordo, altre ancora perchè le ho immortalate con i colori ad olio.
Un altro amore sono i tesori che il mare sa regalare:
conchiglie, legni, ricci… mi ricordano momenti felici e risa di
bambini, i miei.
La mamma mi chiama l’accumulatrice, sembra una parola
dall’accezione negativa. E allora io preferisco usare quella di uccello
giardiniere. E’ un uccello nativo dell’Australia, capace di fare cose
incredibili per decorare il suo nido.
Come questo pennuto, anch’io mi fisso sugli oggetti e
con determinazione do il via ad una ricerca, ad un traguardo a cui
mirare, volteggiando nei mercatini di anticaglie.
Collezionare cose ci lega a momenti di felicità, ma anche di dolore.
Inesauribili collezioni e assortimenti di piccole
preziose cose. A poco a poco ecco che creeremo un nostro museo
immaginato e personale, di carte, fotografie, stoffe, argenti,
ceramiche, disegni, nastri, bottoni, sassi, conchiglie, fiori seccati,
matite, buste, cartoline, scatole di latta, perline e amuleti.
Conserviamo un passato, che è essenziale per affrontare il futuro.
Un museo di piccole grandi cose che si amano e che abbiamo amato.
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