Tratto dal NelFuturo.com
Molto spesso osservando un’opera d’arte
siamo influenzati dalla storia, dagli aneddoti, dalle didascalie. Non
sfruttiamo tutto il potenziale di un dipinto, di una scultura o di
un’opera di architettura. In questo modo perdiamo le emozioni. Certo,
conoscere ad esempio le ragioni che hanno portato alla realizzazione di
un’opera d’arte è importante, ma bisogna aggiungere a questo approccio
anche un’altra maniera di guardare, indirizzata verso le emozioni.
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Édouard Manet - Mazzo di Asparagi - 1880 |
Allora azzardo un sogno: una National
Gallery, Slider Image 1un Louvre, un Prado non divisi per correnti
artistiche, epoche storiche, ma per turbamenti interiori, emozioni. Ci
sarà una galleria della sofferenza, una sala dell’amore, una della
guerra, una della pietà… con opere a tema, per suscitare una reazione in
chi le guarda. Questo perché l’arte diventi uno strumento della
conoscenza di sé, e perché no, di speranza.
L’arte si trasforma in terapia, forma di
educazione e di rispetto del bello, l’arte che restituisce il senso
della bellezza, per renderla utile e quotidiana nelle nostre vite.
L’arte che ci cambia in meglio, che ci aiuta a considerare la bruttezza
come un danno: la bruttezza non ci deve lasciare indifferenti, dobbiamo
escluderla e trasformarla, se possibile. Questo è anche il compito
dell’arte. Su questo punto credo che tutti, anche gli storici dell’arte,
non possono che essere d’accordo.
Riporto un esempio curioso, a proposito
di arte come intervento terapeutico. Chissà cosa avrebbe pensato Edward
Manet se avesse saputo che un giorno il suo quadro Mazzo di Asparagi,
dipinto nel 1880, sarebbe stato usato per curare una relazione amorosa
diventata monotona ed abitudinaria ! Contemplando un’opera d’arte
possiamo fare qualcosa per curare il nostro spirito, il nostro
malessere. Secondo quanto ho letto in un testo sulla terapia dell’arte,
gli Asparagi di Manet ci sarebbero di aiuto per scoprire il bello anche
in un oggetto banale presente in cucina, come gli asparagi, o le mele di
Cezanne, per esempio. La routine, la quotidianità della cucina
acquisterebbero più valore, nella semplicità del dipinto riconosceremo
un capolavoro, la semplicità lo rende un capolavoro. In questo modo
veniamo a negare l’arte, per l’arte. Appunto, perché l’arte ha uno scopo
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